Coming Out nel Paese delle Fighe di Legno

Sto qui seduta con il cane che sa di Bio Presto  
e si fa accarezzare solo da me.  
Ho chiesto a Lui se gli piace il cane,  
ma lui mi ha guardato con l'aria stanca  
di un criceto che ha appena finito quattro ore di ruota.  
Ho capito che il cane lo vedo solo io;  
non so perché, ma l'ho chiamato Sushi.  

Quando Lui mente, il cane Sushi mi guarda  
e alza la zampa destra, come un segnale.  

Lui mi dice che è bravo a guidare veloce,  
che avrebbe potuto fare il pilota di Formula Tre,  
che ha dei tatuaggi nascosti  
che non mostra a nessuno,  
ma che, se voglio, magari stasera me li fa vedere.  
Certo, perché chi non sogna una serata  
passata a decifrare tatuaggi misteriosi?  

E non ha la ragazza perché, ovviamente,  
è difficile trovare una che stia dietro  
ai suoi ritmi da pilota di Formula Tre  
e fumatore incallito.  

E intanto fuma e fuma,  
e a me piace vederlo come un essere  
di un altro pianeta,  
il pianeta Malboro,  
dove si può solo respirare fumo.  
Il fallocrate pianeta bianco e rosso,  
dove tutti gli uomini fumano e sparano cazzate,  
dove gli uomini non hanno paura  
di guardare le donne negli occhi,  
perché le donne hanno occhi solo nel reggiseno.  

Il cane Sushi alza la zampa destra in continuazione,  
come se fosse stato addestrato da Mussolini in persona.  
Io lo ricompenso tirandogli una nocciolina;  
il cane Sushi diligentemente la lecca  
e la mette da parte:  
per quanto cane, non apprezza questa roba da discount.  

Quando prima Lui mi ha baciata,  
mi è sembrato imbranato;  
il cane Sushi ne ha approfittato  
per mettere tutte le noccioline leccate  
nel piattino vicino al suo bicchiere.  
Un bravo cane da riporto.  

Il suo bacio è circospetto e incognito,  
il bacio di colui che teme di essere scoperto,  
il bacio che ricorda il prezzemolo tra gli incisivi,  
il bacio che promette un'avventura fugace e insipida,  
il bacio di chi ha perso un premolare di troppo,  
il bacio di chi nasconde una ex  
nel cassetto Ikea montato male,  
il bacio che fa uggiolare il cane Sushi in romanesco.  

Lui prende un'altra nocciolina  
e mi dice che in questo posto  
le noccioline sembra che non finiscano mai,  
e lui ne mangerebbe a chili,  
e ordina un altro gin liscio senza marca.  
Certo, il nostro eroe sofisticato.  

Buono a sapersi, clicco su TripAdvisor  
e posto questo raffinato commento gastronomico  
sulle noccioline, lo notifico a Super Pippo,  
ma tutto questo non glielo dico:  
sono i segreti di una ragazza commessa  
connessa come me.  

Mi tuffo nell'oblio ghiacciato  
di un vodka pesca lemon;  
dicono che, se bevuto in una notte di luna,  
il pesca lemon ti porta indietro la persona amata, morta.  
Il cane Sushi ride e saluta romanamente,  
ma solo io posso vederlo.  

E poi, mentre lo guardo,  
mi rendo conto di qualcosa.  
C'è un modo in cui evita certi sguardi,  
un modo in cui parla di certi amici maschi  
con una luce diversa negli occhi.  
E poi c'è il modo in cui guarda i baffetti del cameriere,  
come Cristoforo Colombo sbirciava col suo cannocchiale  
tra i gonnellini di fronde degli indigeni,  
alla ricerca di banane e cocco  
sulle coste dell'America.  

Capisco che a lui piace il tuttifrutti  
senza usare le mani,  
ma non vuole confessarlo.  
Forse è per questo che fuma così tanto,  
per nascondere la verità  
dietro una nebbiosa cortina.  

Il cane Sushi alza la zampa ancora una volta,  
come per confermare il mio sospetto.  
E io mi ritrovo ad annuire con la bocca contratta,  
perché in fondo, anche questa è una storia  
che sa di pesca lemon.  

Alla fine sorrido,  
ma sento qualcosa di strano.  
Un dente si stacca e cade nel mio cocktail.  
Guardo il mio dente affondare nel liquido,  
e il mondo intorno a me inizia a contrarsi  
in una spirale di niente.  

Il cane Sushi ride ancora,  
ma questa volta il suo riso sembra provenire  
da un'altra dimensione.  
E io mi ritrovo persa in un vortice  
di pensieri e sensazioni,  
mentre tutto ciò che conoscevo  
affoga nello scarico del water.  

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