Non serve altro per schivare i colpi
mentre scivoliamo giù nelle discese della vita.
Quindi, che cavolo, infilati la maglietta nei pantaloni
e indossa la tunica da Ku Klux Klan che ti ha portato Babbo Natale,
perché con le nostre fiaccole brucia il buio triste della città in festa.
Ciechi sotto quel cappuccio,
eppure il bastone ci fa muovere nella folla,
picchiando a casaccio, con l’illusione di un potere che non esiste.
Futile lotta,
necessaria solo per espiare il peccato di essere nati
dove qualcun altro ci ha messo,
al Sud di un dio che non ci vede nemmeno.
Siamo tutti uguali, pelle, razza, religione e acconciatura.
Non c'è distinzione, eppure picchiamo senza pietà.
Ho votato Forza Italia,
e ora mi punisco da solo con un mattarello,
appeso a un filo di ragnatela:
un’altalena che oscilla e si schianta
contro l’indifferenza del mondo.
Fiamme quando tramonta il sole,
e la domanda rimane senza risposta.
Seguiamo il Grande Fratello
fino a ritrovarci nel caos di Sanremo,
a recitare senza sosta il ruolo da clown
che un tempo ci faceva ridere e sparire tra le lenzuola.
Guardiamo la vita scorrere
dallo spioncino di una prigione che abbiamo scelto,
mentre speriamo che qualcuno venga a liberarci
da questa illusione di libertà che ci siamo cuciti addosso.
Ah, dolce metà,
mi hai tradito senza nemmeno incontrarmi,
attratta da un tizio anoressico con capelli grigi
e dita ricoperte di anelli che sono più vuoti di lui.
Ancora una volta, sconosciuti spruzzeranno antizanzare
sui resti di un cuore che muore d’estate,
e il vento freddo spegnerà la fiamma del razzismo che tanto abbiamo adorato,
e che non è servito a niente.
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